La rivoluzione verde delle criptomonete: ecco come Ethereum abbatterà del 99,9% il consumo di energia (2024)

MILANO - C'è chi dice che renderà la blockchain più sicura, meno soggetta a truffe e attacchi. Chi ritiene sarà più esposta a influenze malevole. C'è chi dice che porterà nuovi guadagni a pochi, chi premierà invece la base che possiede valuta digitale. Tutti concordano sul fatto che è una svolta "verde", verso la riduzione dei consumi elettrici. E che è un passaggio epocale, ma difficile: come smontare le turbine diesel a un aereo in volo per montare un reattore elettrico, per usare l'immagine dello stesso ideatore di Ethereum, Vitalik Buterin.

Nel mezzo di un inverno delle cripto, una fase di depressione delle quotazioni dopo i picchi di fine 2021, proprio Ethereum, la seconda valuta digitale per capitalizzazione dopo il Bitcoin, si prepara al "Merge". La data, non ufficiale, è indicata per il 15 settembre. Cosa succederà allora? "Cambierà il meccanismo di validazione delle transazioni, una fase fondamentale del mondo blockchain", spiega Valeria Portale, direttrice dell'Osservatorio Blockchain del Politecnico di Milano.

Il passaggio a "Proof of Stake"

Il cambiamento di meccanismo ha un nome in codice: si passerà da PoW a PoS, ovvero dal "Proof of Work" al "Proof of Stake". Per fare questo salto, la catena di blocchi su cui attualmente gira la seconda criptovaluta per capitalizzazione - Ethereum Mainnet - si fonderà con quella su cui è stato testato finora il nuovo meccanismo - Beacon chain - dando così concretezza al salto. Ma facciamo un passo indietro e vediamo quali sono le differenze. Le blockchain sono sistemi fatti a "blocchi", ciascuno dei quali contiene le informazioni relative a un set di transazioni, a formare nell'insieme un libro mastro che ne tiene traccia. L'accesso al libro mastro è aperto a tutti, ma per aggiungere un blocco alla catena è necessario che ci sia un consenso da parte dei partecipanti alla catena stessa. Tanto Bitcoin che Ethereum sono nati e cresciuti con il PoW alla base di questo meccanismo di consenso. In PoW, "per dare l'ok alle transazioni, i validatori partecipano a un 'gioco' matematico casuale: lanciano il loro computer in modo randomico provando a risolvere un problema che non prevede particolari competenze. Il più fortunato vince", spiega Portale. Il meccanismo però è sofisticato: "Tanto più ci sono validatori connessi, tanto più il problema diventa complicato. Quindi risolvere il problema richiede più potenza di calcolo, e dunque energia". Ed è per questo che il lavoro dei "minatori" ha richiesto via via strumenti più potenti ed energeticamente dispendiosi.Si parla di consumi nell'ordine di quelli della Svizzera, per Ethereum, ancor di più per il Bitcoin. L'Università di Cambridge ne tiene traccia: se fosse un'industria della vita reale, sarebbe vicina a quella aurifera (96 TWh all'anno per il bitcoin, 131 per quella che estare l'oro). Se fosse un Paese, starebbe tra il Pakistan e il Kazakistan.

L'impronta ambientale è diventato il tallone d'Achille delle cripto, e il PoS si propone come soluzione. Qui, non ci sono complicati problemi da risolvere. Ciascun partecipante mette "a stake", "a ricompensa" un po' della propria ricchezza in criptovaluta e si candida a fare da validatore delle transazioni. "Randomicamente si individua il validatore dell'operazione, poi tutti verificano che il blocco sia corretto e allora viene agganciato alla catena, e si riparte", dettaglia Portale. Se nel primo caso era la difficoltà (quindi il 'costo energetico') di minare a disincentivare da comportamenti truffaldini, nel secondo è il fatto di metter sul piatto cripto-ricchezze a garanzia delle operazioni, che in caso di errori vengono bruciate o ridistribuite alla catena. Più si hanno Ethereum, più si è considerati un validatore affidabile. Si mettono a garanzia della correttezza delle validazioni e, visto che la ricompensa per questo lavoro arriva in Ethereum, scatta la convergenza dell'interesse: se validassi transazioni sbagliate, sarei il primo a perderci. Il cambio, per la Fondazione alle spalle di Ethereum, permette di abbattere del 99,9% il consumo energetico. "Se prima c'erano migliaia di validatori che facevano tentativi, ora si 'mette a stake' e si decide chi fa la validazione. Non è più necessario lanciare i computer nel vuoto", sintetizza Portale.

Il controllo e la sicurezza

Sulla riduzione del consumo c'è consenso trasversale, su altri aspetti le opinioni divergono. A cominciare dalla efficienza nel meccanismo di controllo della rete decentralizzata. Se qualcuno volesse validare una transazione farlocca, avrebbe maggiori difficoltà? "Nel caso della PoW dovrebbe mettere insieme il 51% della potenza di calcolo, o corrompere il 51% dei validatori in termini di capacità computazionale", spiega Portale. "Bussare a tutte le porte sarebbe faticoso, ma visto che le farm che hanno forte potenza computazionale si sono via via concentrate, non impossibile". Secondo Francesca Failoni, cfo di Alps Blockchain, invece "un attacco alla blockchain PoW è molto costoso e poco conveniente, perché serve attrezzatura specifica che dopo l'attacco sarebbe da buttare".

Nel caso della PoS, bisognerebbe raggiungere il 51% delle monete messe a stake. "A regime, dopo una prima fase transitoria, in cui gli Ethereum "a stake" sono differenti da quelli "normali", significa ragionare sulla metà più uno del valore messo a garanzia delle validazioni", dettaglia Portale. Il ricercatore della Ethereum Foundation Justin Drake ha quantificato a Quartz la differenza: gli 'attaccanti' avrebbero bisogno di 25 miliardi di dollari per taroccare la validazione di una transazione, contro i 5 miliardi stimati per acquisire sufficiente potenza di calcolo. Se sia un deterrente sufficiente per evitare che qualcuno abbia la tentazione di far saltare il banco, ad ora non è dato di saperlo. In aggiunta, rimarca Portale, "visto che il validatore firma il blocco, a differenza della PoW sarebbe possibile risalire all'attore in malafede".

I miners

Se c'è qualcuno che senz'altro dovrà rivedere il proprio modello, si trova tra i minatori. Nella nuova configurazione, il loro ruolo non è previsto. Secondo JpMorgan, molti dedicati ad Ether usciranno dal mercato e rivenderanno, svalutate, le loro attrezzature. "Il cambio è positivo per chi opera in modo corretto", dice Failoni. "Si stanno spegnendo le farm che avevano attrezzature obsolete: fino a qualche mese fa si stimava che oltre il 50% dei macchinari operativi nel mining di Bitcoin fossero di vecchia generazione, l'80% meno efficienti dei nuovi. Servivano investimenti". Il ricambio tecnologico è dunque benvenuto, la sensazione è che "chi aveva problemi energetici, le piccole operazioni casalinghe, il mining meno industriale andrà maggiormente in difficoltà".

Il futuro

Il Merge è solo uno dei passaggi previsti, dopo anni di lavoro, sulla blockchain di Ethereum. L'obiettivo ultimo è rendere la catena più veloce, meno costosa e quindi scalabile. "Ethereum guida tutte le applicazioni della tecnologia blockchain, dagli smart contract alla finanza decentralizzata, agli Nft, i non fungible tokens che hanno attirato molta attenzione negli ultimi tempi. In questo momento scrivere sulla blockchain costa molto e limita lo sviluppo di applicativi, con il cambio di paradigma si possono avere maggior velocità e processi più snelli", anticipa Failoni. Il fine ultimo è diventare una vera alternativa ai sistemi tradizionali, su scala globale. Ci sono "ancora cose da sistemare nei prossimi rilasci", aggiunge Portale. "Questo passaggio non inciderà ancora sul costo delle 'gas fee', quelle che si pagano per far girare gli smart contract, così come la velocità di transazione migliorerà ma non in modo drammatico. E' un passo importante in quella direzione, ma ancora ce n'è di strada da fare per raggiungere la rapidità di meccanismi come quelli dei sistemi di pagamento tipo Visa o Mastercard, capaci di gestire migliaia di transazioni al secondo".

Nft, ho comprato un gattino. Brutto affare

diFlavio Bini,Grafica di Paula Simonetti,Corrado Moretti e Paola Cipriani

I riflessi sul mercato

Intanto, però, l'attesa per il Merge ha messo Ether in luce, rispetto alla sorella maggiore Bitcoin. Per Simon Pteres, market analyst di eToro, al di là dei riflessi di lungo periodo "la fusione significherà meno offerta e più domanda di Ethereum, con un impatto teoricamente positivo sull'intera asset class". Se poi, a tendere, "continueremo a vedere un maggiore spostamento di valore sulla rete, con conseguente aumento di progetti, utenti e transazioni, nel lungo periodo la blockchain di Ethereum sarà più scalabile e potremmo assistere a un'inversione della posizione di rilievo", ovvero a un sorpasso del peso specifico rispetto al Bitcoin.

Massimo Siano, head of southern Europe di 21Shares, è convinto che il Merge sia "forse l'evento più importante che si sia mai verificato nel mondo delle criptovalute. Ether diventerà un vero e proprio bene capitale, necessario per convalidare qualsiasi transazione. Così i validatori si ritroveranno proprietari di una sorta di bond senza scadenza, che fornirà un flusso di cassa costante nel tempo". Atteso anche un effletto anti-inflazione. "Oggi le remunerazioni dei miner fanno sì che l’inflazione di Ether si attesti attorno al 4%, ma dopo il Merge, queste remunerazioni spariranno, riducendo l’inflazione del 90%", aggiunge Siano.

La rivoluzione verde delle criptomonete: ecco come Ethereum abbatterà del 99,9% il consumo di energia (4)

Per Portale, infine, il cambio permetterà di attrarre attenzione, e dunque maggiori investitori, sull'ecosistema. "Molti attori hanno perplessità a investire per l'impatto ambientale" dell'ecosistema. E la memoria va alla rapida retromarcia fatta da Elon Musk, per le critiche ricevute dopo il maxi-investimento in Bitcoin. "Con il cambio di paradigma, ci sarà un impatto psicologico su attori sempre più attenti al tema ecologico".

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